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La Casa degli Amorini Dorati

T

ra le splendide domus dell'antica città di Pompei, non può non essere menzionata la Casa degli Amorini Dorati, una delle più interessanti per l'eleganza e la raffinatezza delle soluzioni decorative e architettoniche.

Di dimensioni non grandi, deve il suo nome ad un ornamento ritrovato in un cubicolo: nell'intonaco vi erano alcuni dischetti di vetro che portavano sul retro lamine in oro con incisi degli amorini (attualmente conservati al Museo Archeologico di Napoli).

 

La struttura è stata ottenuta dalla fusione di due case risalenti a due distinte fasi della storia della città. Il nucleo più antico risale al III secolo a.C. mentre l’unificazione delle due proprietà è databile al I secolo a.C. Anche se molti elementi decorativi sono andati purtroppo perduti, rimane una delle domus più belle tra quelle che resistettero alla furia del Vesuvio nel 79 d.C. Alcuni graffiti indicano che la casa apparteneva a Cnaeus Poppaeus Habitus, forse imparentato con Poppea Sabina, seconda moglie dell’imperatore Nerone.

La casa si articola intorno allo scenografico peristilio con giardino del tipo cosiddetto rodio, ossia con il colonnato su uno dei lati più alto di quello sugli altri tre. Il giardino ha una vasca centrale semicircolare delimitata da aiuole e, in origine, da miniaturistiche sculture di animali, erme marmoree di divinità e rilievi con maschere teatrali e soggetti dionisiaci. Tutti gli oggetti ritrovati, oltre a conferire un aspetto magico all’abitazione, testimoniavano la ricchezza del proprietario.

Tra gli ambienti che affacciano sul peristilio spicca il grande salone di rappresentanza, che presenta un pavimento mosaicato e pregiate pitture di III stile a soggetto mitologico, in cui si notano: Achille con Patroclo e Briseide, Tetide nell’officina del dio Vulcano per procurarsi le armi per il figlio Achille e la fuga di Giasone e Medea. Sono degne di nota anche le due stanze ai lati del triclinio decorate con affreschi di pregio: quella di sinistra presenta rappresentazioni delle stagioni; quella di destra pitture di soggetto amoroso e ritratti femminili.

L’eclettismo religioso del proprietario è testimoniato dalla presenza contemporanea di ben due luoghi di culto: un sacello dedicato alle divinità egizie nell’angolo orientale del peristilio e un larario destinato al culto domestico tradizionale presso il cubicolo degli Amorini Dorati.