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La Villa dei Misteri

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osa vedere a Pompei? Fuori i resti di Porta Ercolanese, a pochi passi dalle mura della città antica, si trova la Villa dei Misteri, la villa extraurbana più celebre dell'area vesuviana nonché uno degli edifici più visitati degli scavi archeologici di Pompei. Risalente all'epoca romana, venne sepolta durante l'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e riportata alla luce soltanto tra il 1909-10.

Secondo il famoso archeologo Amedeo Maiuri la villa fu costruita nel corso della prima metà del III secolo a.C. Tuttavia, in anni recenti questa datazione è stata messa in discussione da alcuni studiosi e abbassata tra la fine del II secolo a.C. e l'età siliana.

 

Lo straordinario complesso edilizio, un tempo con meraviglioso affaccio panoramico sul golfo di Napoli, si compone di due zone: una di tipo residenziale, che stupisce per il lusso e il comfort abitativo; e un’altra di tipo rustico, dove avveniva la lavorazione e la trasformazione dei prodotti della campagna. Nella zona rustica è stato rinvenuto anche un torchio per la spremitura delle uve, con il tronco a testa d’ariete.

La villa comprende un gran numero di ambienti ricchi di decorazioni e di splendidi affreschi ma niente di paragonabile al meraviglioso ciclo di affreschi del triclinio, il locale in cui veniva servito il pranzo. Si tratta di una delle opere pittoriche più importanti e meglio conservate dell’antichità. La sequenza pittorica, lunga 17 metri e alta 3 metri, corre lungo le quattro pareti della stanza e può essere suddivisa in dieci scene.

La bellezza dell’opera è evidente anche se ciò che desta maggiore interesse è il suo misterioso significato. Ma cosa rappresenta esattamente? Sebbene il soggetto sia ancora fortemente dibattuto, la maggior parte degli studiosi ha riconosciuto nella scena la rappresentazione di culti misterici in onore di Bacco, da cui appunto la villa prende il nome. Fra tutte le interpretazioni, la più nota è quella dell’archeologo e storico francese Paul Veyne, considerato uno dei massimi esperti delle civiltà antiche, secondo il quale le pitture raffigurano una giovane donna durante i riti di iniziazione al matrimonio.

Lo stesso Veyne nel suo libro “I misteri di Pompei” afferma: “l’affresco pompeiano non mostra un’iniziazione ai misteri sacri ma un matrimonio assolutamente profano, toletta della sposa e prima notte di nozze comprese”.

Oltre al triclinio, si segnalano anche: il tablino, affrescato con pareti nere e decorato con fregi in stile egittizzante ed elementi miniaturizzati del culto dionisiaco; e il cubicolo, che presenta una ricca decorazione architettonica e un dipinto di Dioniso con satiro e menadi danzanti.

Maiuri così riassumeva le singolarità di questo affascinante edificio: “La Villa dei Misteri con il suo grande dipinto di soggetto dionisiaco, con le nobili strutture e decorazioni del quartiere signorile e con gli impianti della sua azienda agricola, compendia e riassume in sé, nell’arte, nella religione e nell’industria tratta dal lavoro dei campi, i diversi ed essenziali aspetti della città sepolta”.